Non è facile trovare parole per raccontare il proprio
libro. Una storia, una volta scritta, dovrebbe aver bisogno di poco altro.
In fondo, la nascita di un
libro pare una vicenda semplice: ho scritto una storia, due editori hanno scelto
di crederci e hanno trovato una illustratrice magnifica, che con le sue tavole
ha reso prezioso il mio racconto. Due anni dopo, il libro era tra le nostre
mani, ed ora potrà essere tra le mani di chi vorrà leggerlo.
Scrivevo, solo pochi giorni fa, sul blog dei Topipittori:
“[La
storia] del bruco nacque [...] a settembre. Se ben ricordo, Giovanna aveva
fermato la bici, l’aveva raccolto da terra usando un ramoscello e, dopo averne
ammirato la bellezza, l’aveva lasciato alle sue occupazioni.
Che
bello! è nato quel giorno,
e nel giro di un paio di mesi la storia era finita.
Questo
bruco, rapito dalla mano (meravigliosa, è una delle tavole di Melissa che amo
di più) di una bestia a lui sconosciuta, mi affascinava e, soprattutto, mi
interrogava.
Che
ne era stato di lui, dopo l’incontro con Giovanna? Che effetto avevano avuto su
di lui le sue parole di meraviglia e stupore? (E, mentre scrivo, penso: che
effetto hanno, su di noi, le parole? E che effetto avrebbero, se fossero, come
per il bruco, di meraviglia e stupore? Non è solo l’amore che cresce un bambino
che si affaccia alla vita: ma è il nostro sguardo su di lui, e le parole che
riusciamo a trovare per raccontarlo, e raccontargli il mondo).”
Ecco, io credo che l’essenza di Che bello! stia proprio qui, in questa domanda: che effetto hanno, su di noi, le parole?
Me lo chiedo da anni, proprio per il mio costante e ininterrotto lavoro con i bambini,
prima alla scuola dell’infanzia e ora alla primaria.
Che peso, che valore, che
conseguenze hanno, le parole?
Non ci sono parole neutre:
tutte pesano, tutte contano, tutte valgono. Ancor di più, se dette a un
bambino. E di bambini, in questi trent’anni, ne ho visti tanti.
A quanti di loro avrò detto: “Come
sei bello!” "Come sei bravo!" "Come sei capace!"?
Quanti invece mi
ricorderanno per un rimprovero ingiusto, una parola di troppo, un tono di voce
inadeguato?
Contano, le parole, e con i
bambini di più.
Ed è come se dentro il bruco
della storia ci fossero tutti i bambini che in questi anni ho incontrato.
Più di un’amica (virtuale, reale, poco importa) mi ha confidato di aver temuto che, alla fine della storia, il bruco si tramutasse in farfalla. Ho subito risposto di non averci mai neppure pensato. E mi sono chiesta perché.
Mi sono anche data una risposta: i
bambini mi interessano tanto, nel loro essere qui ed ora, che probabilmente non penso a
quello che diventeranno. Non penso a quando saranno farfalle, ma solo ad accompagnarli ad essere bruchi che si fanno domande, e vanno alla ricerca di risposte.
E se questo significa
convivere con una sottile inquietudine, lo accetto; credo sia il prezzo da pagare per
provare a vivere come esseri liberi e pensanti.
Mani bambine che sfogliano Che bello!
Credo non ci sia nulla di più emozionante...
(Credit Francesca Carioni)
Qui quella di Scaffale Basso
Solo poche parole ancora, poiché
la gratitudine è un sentimento che sempre mi riempie di gioia. Desidero
ringraziare le persone che con me hanno vissuto questi due anni di attesa del
bruco: la mia famiglia, Valentina e Tommaso, le Briciole di Pollicino e Maria
Polita di Scaffale Basso (con cui da più di due anni condividiamo l’esperienza
del Mercoledì al cubo), Mara Dal Corso, le Enrichette, Giovanna Zoboli e Paolo
Canton, Elisabetta Cremaschi (che per Che bello! ha scritto un magnifico post), Giulia Mirandola, Carla Ghisalberti.
Opera d'arte ispirata a Che bello! di Agnese
(Credit Federica Montorfano)
Immagini tratte dalla "prima"
Spazio Libri La Cornice, Cantù
Libreria Libooks, Cantù
Che bello! a Cantù, Bellinzona, Milano, Firenze
Lo scaffale ben fornito di Vera Frigerio
In vetrina allo Spazio BK, dove Paolo Canton ed io incontreremo i lettori
giovedì 16 marzo alle 19
Nessun commento:
Posta un commento