Adesso
devo proprio trovare una buona scusa: messer Francesco del Giocondo comincia ad
essere impaziente. Finora l’ho tenuto a bada con i soliti trucchetti (ritardi,
difficoltà, altri impegni…), ma ormai ho esaurito i pretesti. Sono anni che
tiro in lungo, è arrivato il momento di farmi coraggio e dirlo chiaro: Mi
spiace, messer Francesco. Il ritratto di sua moglie monna Lisa è a buon punto,
ma non lo consegnerò né domani né mai. Mi sto preparando per lasciare Firenze e
tornare a Milano, e il quadro non lo mollo: me lo terrò io, e sono pronto a
restituirle i soldi che mi aveva versato come anticipo”. Il denaro non mi
manca: i ricavi dei dipinti sono ben poc cosa rispetto a quanto guadagno con le
consulenze tecniche, le perizie sui canali e sulle acque, i progetti di
macchine, i disegni di bombarde e fortificazioni, gli incarichi di cartografia,
l’allestimento di feste e ricevimenti, l’illustrazione di libri, i disegni di
costumi e mille altre cose.
A parlare, per mano e penna di Stefano Zuffi, è lo stesso
Leonardo, che racconta la nascita della Gioconda. Essa, come ogni opera d'arte, ha una storia che si vorrebbe ascoltare. In questo libro, a raccontarla è di volta in volta l'artista o qualcuno che partecipa all'universo di quel quadro.
Ascoltare queste storie significa entrare in un mondo di cui finalmente cominciare a cogliere la bellezza.
Così, dopo la lettura delle pagine narrate, mi sono così chiesta, e ho chiesto ai ragazzi: Perché non dare voce alla Gioconda stessa?
Leonardo per darmi un nome fece un gioco di parole,
visto che mio marito faceva di cognome Giocondo.
[...]
Tanti dicono che io sono famosa perché guardo da tutte le parti
ma per me sono solo una persona che sorride.
...da lì capii che aveva un talento naturale
e che mi avrebbe disegnata benissimo
Lui mi ha fatto la testa girata di 3/4
così sembra che i miei occhi vi seguano sempre dappertutto
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