Non mi piacciono i “lavoretti”:
intanto il nome stesso, diminutivo o vezzeggiativo che sia, sminuisce l’impegno
di chi vi si dedica (leggevo a questo proposito un interessante post su fb,
pochi giorni fa). Soprattutto non mi piace nulla di quanto viene realizzato in
serie, identico per ogni bambino (temo che, se i lavoretti venissero scambiati,
nemmeno gli autori riuscirebbero ad accorgersene).
Amo i manufatti personali,
storti, spesso strampalati e non sempre belli a vedersi, che però portano in
modo evidente la firma dei loro autori, e che nessuno potrebbe scambiare con un
altro.
Oggi ho letto in classe la
poesia di Roberta Lipparini, tratta dal libro
I
nostri nomi
I nomi sono perle
di una collana
infilati insieme
in un filo di lana.
Hanno lettere rotonde
accenti circonflessi
puntini di sopra
segni riflessi.
Un grande mosaico
sono i nostri nomi
tasselli colorati
accordi di suoni.
Sono le parole
di una lingua da inventare
i nomi di tutti
un filo da annodare.
Roberta Lipparini, C’è
un posto accanto a me, Mondadori
Poi ho chiesto ai bambini
di scrivere su una striscia di cartoncino il proprio nome a matita, ripassarlo,
in modo di renderlo in grassetto, e colorarlo.
Una volta terminata questa
prima parte del lavoro, ho appeso i nomi alla porta dell’aula.
Poi ho chiesto
ad ogni bambino quanti nonni avesse, e ho dato ad ognuno il numero di strisce
corrispondente. Su ognuna i bambini hanno scritto il nome dei propri nonni, e
sul retro una breve poesia:
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