Ci sono foto che, da sole, mettono allegria.
Sono foto che parlano di
lavoro con le mani, di colori, chiacchiere, magari a voce troppo alta, macchie
per terra e bicchieri d’acqua rovesciati. Sono foto che parlano di attività
faticose da organizzare e portare a termine, in alcuni momenti addirittura caotiche, ma ricche di soddisfazione.
E che bello pensare che
tutto questo è nato per arrivare fin qua:
Da tempo rifletto sui
compiti per le vacanze, su quaderni operativi a volte sciatti o graficamente
tristi, e soprattutto uguali per tutti.
Ormai alla fine della
terza, ho deciso di rischiare.
So bene che questa scelta
può essere ambivalente: se da una parte alcune famiglie saranno contente, altre
invece potrebbero sentirsi abbandonate su un terreno sdrucciolevole come quello
dei compiti.
Lungi da me l’idea di
cavalcare l’onda di compiti “emotivi”, simpatici, tutti basati sul gioco, il
divertimento e la libertà: sono da sempre convinta che un po’ di esercizio, la
scrittura, la lettura non abbiano mai rovinato nessuno, e che anzi, non solo servano
a mantenere attenti e vigili i neuroni preposti allo scopo, ma abituino i
bambini alla costanza nell’impegno.
Eppure, il libro dei
compiti di italiano non mi convince più: come può un libretto uguale per tutti
rispondere alle esigenze di ognuno?
Penso al modo in cui
abbiamo fatto grammatica e sintassi quest’anno: i lapbook, il gioco, l’avvio al
pensiero valenziale. Impossibile trovare tutto ciò in un libro di compiti per le vacanze.
Penso alla produzione dei
testi: esperienze personali, rielaborazione fiabesca e giocosa, descrizione o
narrazione di quadri, la poesia. Di tutto questo, poco potrebbero trovare i
bambini in un libro.
E allora, il libro delle
vacanze ce lo facciamo noi: e, anzi, ne faremo due.
Un grandissimo grazie a Francesca
Galimberti che con il suo corso di carte decorate 1 e 2 ci ha fatto scoprire tecniche
nuove, davvero a misura di bambino.
Nessun commento:
Posta un commento