Ci ho pensato molto, ma davvero non riesco a ricordare
dove per la prima volta ho letto, e ho ammirato le immagini, di
Il libro delle cose reali e
fantastiche
a cura di Jutta Bauer e Katja Spitzer, Lapis;
sicuramente on line, in uno dei tanti aggiornamenti dei blog, o degli amici di Facebook, che seguo ormai da tempo.
Ho pensato subito che sarebbe
stato mio, spinta sia dalla bellezza delle immagini che dalle ipotesi di
attività che immediatamente hanno cominciato a nascermi nella mente.
Qui la versione di Scaffale Basso
Qui la versione delle Briciole di Pollicino
Qui la versione di Scaffale Basso
Qui la versione delle Briciole di Pollicino
Quando l’ho portato a
scuola, l’ho mostrato ai bambini, se così si può dire, da lontano; e non ho
chiesto loro se volessero sfogliarlo in autonomia.
Desideravo che nascesse un nostro libro delle cose reali e fantastiche, e temevo che la scelta dei temi o lo stile delle illustrazioni dei bambini stessi potessero esserne in qualche modo influenzati.
Così abbiamo cominciato
ragionando su quel che si può, o non si può, illustrare: e qualche bambino è
arrivato in tempi rapidissimi ad affermare che si possono disegnare solo parole che in
grammatica si chiamano NOMI.
Nulla da fare per articoli, verbi o aggettivi. Caso mai, si possono disegnare cose, persone o animali che possiedono una determinata qualità, o svolgono una certa azione.
Nulla da fare per articoli, verbi o aggettivi. Caso mai, si possono disegnare cose, persone o animali che possiedono una determinata qualità, o svolgono una certa azione.
Di nuovo, la grammatica è entrata a far parte di quel che all’inizio grammatica non era, o almeno non sembrava.
Scegliere i nomi da
rappresentare nel nostro catalogo non è stato facile; alcuni sono stati
sicuramente ispirati dal libro, altri sono nati dalla fantasia o dalle passioni dei bambini stessi.
Il lavoro ha coinvolto tutti, permettendo ad ognuno di decidere a turno su quale foglio lavorare, cosa e come rappresentare, per passare poi la pagina del futuro libro al compagno che desiderasse a sua volta illustrarla.
Il lavoro ha coinvolto tutti, permettendo ad ognuno di decidere a turno su quale foglio lavorare, cosa e come rappresentare, per passare poi la pagina del futuro libro al compagno che desiderasse a sua volta illustrarla.
Il lavoro è durato a lungo, e non è ancora concluso; e come accade spesso nelle attività più lunghe, a volte ho avuto l’impressione che non fosse più
gradito a tutti i bambini (prova ne è la scarsa cura riservata ad alcune
immagini).
Così ora stiamo assemblando le
pagine: questo significa che d’ora in poi potrà lavorarci un solo bambino per
volta. Chissà se riusciremo a completarlo...
(nel frattempo, c'è chi è diventato esperto nel disegnare cavalieri e re)
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