Mancava qualcosa d’importante, in questi primi tre anni
con i miei ragazzi: Roald Dahl.
Sembra impossibile, eppure
è così: tra tante letture, non ce n’era ancora stata neppure una di questo
autore immenso.
Quest'ultimo mese di
scuola, però, sembra davvero perfetto per rimediare, e così ieri abbiamo letto per
intero, tutto d’un fiato, direi
Il dito magico
in un tempo quasi sospeso:
una buona mezz’ora in cui il silenzio, quasi assoluto, è stato rotto
solo in pochissime occasioni, e sempre assolutamente inerenti alla storia.
La piccola protagonista di questa storia ha otto anni e qualcosa di veramente speciale: quando si arrabbia (e ha un bel caratterino) tira fuori il suo dito magico e Zap!... lo punta sul nemico. Se, per esempio, la maestra la fa un po' innervosire, lei tira fuori il suo dito magico e le fa spuntare i baffi e la coda. E se incontra una famiglia di cacciatori li trasforma in anatre...
DAHL R., Il dito magico, Salani
Il
dito magico, uno solo, il dito indice della mano destra. Scelta non casuale,
naturalmente: il dito con cui si indica. E i ragazzi ben saprebbero cosa fare,
o a cosa stare attenti, se avessero il dito magico:
Il libro è servito anche
ad introdurre, in modo molto semplice, ma con una riflessione attenta,
condivisa e credo mai banale, il testo argomentativo (mi fa sempre sorridere pensare a come i
testi siano d’ufficio assegnati alle diverse classi, a crescere e a seconda
dell’età dei bambini).
Ho quindi chiesto ai
bambini di esprimere il loro pensiero sulla caccia: e questo ci è servito come
spunto per condividere pensieri su ciò che, anche se non ci piace, è legale, e
soprattutto sulla capacità di rispettare le opinioni altrui, anche se non le condividiamo.
Mi sembra un passaggio
importante, questo; e anche se non ho nascosto ai bambini la mia opinione in
materia, ho però chiarito loro che ogni loro pensiero, per quanto in minoranza e diverso dai compagni e dall'insegnante, ha quello che mi piace chiamare "diritto d'asilo" all'interno della discussione e delle nostre classi.
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