Credo non mi sia mai capitato di
acquistare un libro e immediatamente leggerlo in classe, senza neppure averlo
prima sfogliato.
Ma venerdì scorso, quando ho
detto ai ragazzi che nella busta di carta avevo due albi appena comprati,
subito mi hanno chiesto: “Ce li leggi?”
E siccome uno dei due era
Un grande giorno di niente
di
Beatrice Alemagna, Topipittori
non ho saputo dir di no; così,
ho scoperto il libro leggendolo con loro.
Come incomincia:
“Eravamo
lì per la centesima volta.
Io
e mia madre nella solita casa di vacanza.
Con la solita foresta. E la solita pioggia.
Con la solita foresta. E la solita pioggia.
Ogni
giorno mia mamma scriveva in silenzio, mentre io uccidevo i marziani.
Schiacciavo un bottone, per ore, pensando a mio padre, a tutto quello che mi
avrebbe mostrato fuori di qui.
Un
sacco di meraviglie.
Un
pomeriggio, come sempre, mia mamma ha brontolato: -Smettila con quel gioco!
Devi proprio stare lì tutto il giorno a non far niente?
Sì,
esatto. Non volvo fare proprio niente.
Solo
uccidere i miei marziani.”
ALEMAGNA B., Un grande giorno di niente, Topipittori
Appena
fuori, ho sentito che tutta la noia del mondo si era data appuntamento in
giardino,
sotto la pioggia.
Ho
stretto forte il mio gioco.
Questa frase ci ha lasciati ammutoliti.
Sono sicura che in quel
momento eravamo tutti e 27 lì, in quel giardino, sotto la pioggia battente, con
un videogioco (o un libro, un pupazzo, una costruzione Lego) stretto tra le
mani.
La nostra unica salvezza.
Tanto che molti hanno scelto di disegnare proprio il momento in cui il gioco cade nell’acqua.
Prima che cominciassero a disegnare, in quel clima assorto che spesso solo la lettura condivisa di un libro regalato riesce a generare, avevo chiesto che nel contempo scrivessero parole o frasi sul retro del foglio. C'è chi ha copiato il testo riferito all'illustrazione.
E chi invece ha scritto molte tra le parole che in quel momento gli sono affiorate nel cuore e nella mente:
Sassi, acqua, dolore, nebbia, oscurità, tristezza,
buio, terremoto, preoccupazione, paura, silenzio, spiriti, alberi, pioggia,
ghiaccio, bagnato, bambino.
Ma cosa ci rimane, dopo aver perduto quella che si credeva l'unica salvezza, in un giorno di niente?
Ci si dispera, si piange, si soffre.
Poi, però, si rialza la testa e si riprende il sentiero; può bastare un odore, per ricordare cose preziose.
Poi,
ho preso un sentiero.
C’erano
tantissimi funghi.
Mi
hanno ricordato un odore: quello della cantina del nonno, dove da piccolo
nascondevo le cose preziose.
Lo
avevo dimenticato.
Ma per trovare le cose preziose,
soprattutto le più lontane, o dimenticate, nella memoria, nel tempo o nello
spazio, bisogna scavare, affondare le mani nella terra…
E dopo essere ruzzolati più e più volte - quanti ruzzoloni si fanno nella vita, si può guardare il mondo, la vita, da un'altra prospettiva:
Quando sono arrivato in fondo alla collina, il mondo era al contrario.
Mamma,
mi sono arrampicato su un albero!
Che grande,
immenso grido di crescita, conquista e libertà!
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