Una lingua inventata per narrare le avventure del piccolo Piripù Bibi: il lettore adulto è invitato a giocare con voce, viso e corpo per creare un legame con il piccolo ascoltatore.
Come scrive Caterina Ramonda su
http://biblioragazziletture.wordpress.com/2010/03/15/tarari-tararera/
http://biblioragazziletture.wordpress.com/2010/03/15/tarari-tararera/
"Dice l’autrice che questo è il
suo libro “fuori di zucca”, un libro immaginato mettendo al centro il rapporto
voce che legge-bambino che ascolta. Dove ciò che conta è condividere una storia
divertente, fare le facce, giocare con la voce e farsi complici. A rafforzare
la complicità, il fatto che il testo del libro è scritto in lingua Piripù: una
ligua segreta, quasi un messaggio in codice, un non-sense per l’adulto che apre
per la prima volta il libro e vi cerca dentro la linearità di un albo. Il
linguaggio Piripù lo cogli solo quando leggi ad alta voce, quando fai uscire i
suoni guardando le immagini e cominci a ridere. E non importa se leggi con un
treenne o con un trentenne, se si è a un’ora in fiaba tra un lettore e dei
piccoli ascoltatori o a un’improvvisata tra grandi di fronte a un albo
particolare. La storia è divertente, le immagini ci accompagnano e ci
suggeriscono, ma quel che resta è il senso della condivisione: cosa c’è di più
intimo nel parlare del condividere un linguaggio proprio, magari segreto,
magari dove parole di tutti giorni hanno un altro significato speciale solo
nostro? I lessici familiari (gli sbrodeghezzi
che il babbo di Natalia Ginzburg non sopporta come i modi di dire raccontati da
Gloria Origgi ne “La figlia della gallina nera”), il linguaggio cifrato tra due
persone, le parole solo nostre che ci fanno isole dal mondo, che permettono di
sentirci complici, unici, di sorridere del mondo senza farci scoprire: tutto
questo diventa suono Piripù da leggere, da reinventare, da ampliare coi bambini
quando l’albo è finito."
Come incomincia:
"Tararì tararera... sesa terù di Piripù: Piripipù Pà, Piripù Mà, Piripù Sò, Piripù Bé e Piripù Bibi.
Piripipù Pà, Piripù Mà, Piripù Sò e Piripù Bé su sero gnamgnam. Piripù Bibi no-no-no: sesa ino ino ino!
Piripù Bibi: Uf! Uf! Uf! Zicche zacche e... Rulba rulba rulba... Uh cichitì! Oh zifulì!
Oh-oh! Un Bubolo Bibi!"
BUSSOLATI E., Tararì tararera..., Carthusia
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