giovedì 13 giugno 2013

T come TROPPO TARDI


Quante volte, da bambini, ci siamo sentiti dire: “Troppo tardi!” oppure “No, è troppo tardi!”, oppure ancora, “Peccato, è troppo tardi!”.

Quante volte, ormai adulti, abbiamo ripetuto queste stesse frasi ai nostri figli, o ai nostri alunni, o le abbiamo mormorate, sottovoce, mestamente, o anche solo pensate, da soli, in silenzio.
 

Nel libro di Giovanna Zoboli e Camilla Engman, TROPPO TARDI è l’Altrove, un  luogo che si può raggiungere con qualcuno troppo grosso per difenderti, troppo magico per vederci di notte, troppo gentile per farti compagnia; è un paese dove, al tuo arrivo, tutte le finestre si aprono, tutte le luci si accendono e tutti gli abitanti si affacciano. E finalmente, a TROPPO TARDI, si può fare troppo tardi insieme, per poi, al termine della notte, risvegliarsi la mattina, nel proprio letto, troppo, troppo felici.

 
Come incomincia:

 
"-Adesso è troppo tardi- dice la mamma. –Non si può andare.

-Facciamo troppo tardi-, dice il papà. –Andremo domani.

-Ma io voglio fare troppo tardi- dice Riccardo.

-Ma non si può fare troppo tardi-, dice la mamma.

-Troppo tardi viene buio- dice il papà.

-Troppo tardi fa freddo-, dice la nonna.

-Troppo tardi è tutto chiuso-, dice il nonno.

-Sei ancora troppo piccolo per fare troppo tardi-, dicono tutti e quattro insieme.

TROPPO TARDI è un posto troppo lontano.

Dalla finestra della camera di Riccardo si potrebbe vedere se…non fosse un puntino troppo piccolo per essere visto.

A TROPPO TARDI ci si mette troppo tempo ad arrivare.”

 
ZOBOLI G. – ENGMAN C., Troppo tardi, Topipittori


 
Il dialogo iniziale è serratissimo, Riccardo quasi fatica a dire la sua; pare di vederli, questi quattro adulti coalizzati nell'impedire qualsiasi cosa il piccolo voglia fare.
Non gli rimane altro che rifugiarsi nella sua camera, a guardare dalla finestra (come non pensare a Max, pronto ad essere inghiottito dalla foresta che cresce in camera sua e a partire per "il paese dei mostri selvaggi"?).
TROPPO TARDI è là, un puntino troppo lontano...ma cosa ci fanno un orso con la bicicletta, un gatto bianco con la giubba gialla, la signora Cervo che tutte le mattine innaffia i suoi vasi di funghi?
 
Proviamo ad interrompere la narrazione proprio a questo punto, e a chiedere ai bambini quale potrebbe essere secondo loro il ruolo dei personaggi comparsi nella storia.
 
E poi, proseguendo: perchè al loro arrivo la città è troppo vuota? Dove saranno finiti tutti?
 
E ancora, ormai alla fine: come si sentirà Riccardo dopo aver ballato un "ballo troppo scatenato, che si balla troppo tardi, quando c'è troppa gente, troppa luce, troppo rumore. Troppo troppo."?
 
 
Mi sembra davvero interessante riflettere con i bambini sulle situazioni in cui si sono sentiti dire: "Troppo tardi!"
 
Chi l'ha detto? Perchè? Cos'era successo prima? (è importante notare come in questo modo si possa sovente riflettere sulle relazioni di causa-effetto: Troppo tardi! Il treno era già partito, perchè prima... oppure Troppo tardi! Il vaso si è rotto perchè...)
 
La parola TROPPO, accostata ad aggettivi diversi,  ricorre ripetutamente nel testo: troppo lontano(il posto), troppo piccolo (il puntino) troppo lunga, troppo buia, troppo vuota (la strada per arrivarci)... Alla fine della narrazione, diventa addirittura TROPPO TROPPO.
 
Chiediamo ai bambini cosa significhi per loro TROPPO TROPPO, sia in riferimento al testo che alla loro vita quotidiana (d'istinto mi vengono in mente troppo troppo rumore, troppo troppo di fretta, troppi troppi impegni, a volte perfino troppo troppo amore...).
 
Accogliamo e raccogliamo le loro considerazioni e riflessioni, e facciamone partecipi le famiglie: potrebbe essere un buon modo per iniziare a riflettere sulla nostra vita troppo troppo piena.
 

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