Oltre ai “lavoretti”, c’è un’altra incombenza scolastica
che non amo particolarmente: i compiti.
Così come sono una convinta
sostenitrice dello studio e della lettura individuale, non sono altrettanto certa
della validità dei compiti scritti: nel corso degli anni, ho sviluppato la convinzione
che proprio nello svolgimento dei compiti si evidenzino le differenze più
evidenti tra i bambini più seguiti e quelli che, per mille ragioni, più o meno
valide, seguiti non sono e devono imparare fin da subito a sbrigarsela da soli.
Ottimo obiettivo a lungo termine, l’autonomia, ma fondare parte della validità
del proprio lavoro su attività da svolgersi a casa, in condizioni di vantaggio
o svantaggio estremamente diverse, mi sembra, prima ancora che settario e
classista, molto rischioso.
Così, anche durante queste
vacanze, ho chiesto ai bambini un solo compito scritto:
#soloparolebelle
ovvero la realizzazione, con
qualsiasi stile o tecnica, di un elaborato in cui scrivere, ed eventualmente
illustrare, una parola bella per ogni giorno delle vacanze.
E se mi è parso di capire che questo compito sia stato svolto con entusiasmo, sappiamo altrettanto bene che ci sono
giorni, sia pur di festa o vacanza, che belli non sono. Per qualcuno questo è
stato un periodo molto vicino al lutto per la perdita di una persona cara: ma trovare tra le parole belle ricordo
-di un nonno da poco scomparso- o lealtà
-dopo un litigio tra fratelli-, mi fa ben sperare.
Questi alcuni dei lavori più
significativi:
Uno spazio particolare
merita il libretto di un bambino, che ha scritto, e soprattutto illustrato con
maestria e dovizia di particolari, ogni pagina. Ve lo propongo completo:
E perché la pratica della
ricerca di parole belle in ogni giornata, anche e soprattutto in quelle che
sembrano destinate solo ai pensieri storti o tristi, continui, ci siamo
inventati un calendario che ci accompagnerà fino al termine della scuola:
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